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Mese: Gennaio 2023

Tra sorveglianza, propaganda e controllo tecnologico, una manipolazione invisibile?

La manipolazione invisibile

«Un governo del terrore funziona nel complesso meno bene del governo che, con mezzi non violenti, manipola l’ambiente e i pensieri e i sentimenti dei singoli, uomini donne e bambini». Così scriveva Aldous Huxley in Ritorno al Mondo Nuovo, spiegando la differenza tra il modello di dittatura dolce che si esercita nelle società democratiche e quello sadico e violento che ritroviamo nelle dittature vere e proprie e il cui modello letterario è stato perfettamente riprodotto da George Orwell in 1984.

sorveglianza propaganda controllo tecnologicoSebbene la coscienza della maggior parte delle persone “rifugga” all’idea che un potere esterno possa avere un tale ascendente sulle proprie scelte da poterle condizionare, la scienza della manipolazione si è fatta con i decenni e con la attuale società di massa sempre più sofisticata e capillare.

Si tratta ovviamente di un potere che, a differenza di quello dei secoli passati, risulta efficace soprattutto se rimane “nell’ombra”. Non a caso Edward Bernays – considerato il fondatore delle Pubbliche Relazioni – parlava già nel lontano 1928 di un «potere invisibile che dirige veramente il paese [gli USA]» .

Sorveglianza, propaganda e controllo tecnologico

sorveglianza propaganda controllo tecnologicoQuello che cambia nell’attuale società rispetto a quella immaginata ad esempio da Orwell, è che il controllo sociale, grazie da un lato alla sorveglianza tecnologica e dall’altro a tecniche di propaganda sempre più sofisticate, si è reso invisibile, permanente e capillare e investe tutti in quello che il sociologo Marshall McLuhan ha denominato il “villaggio globale”.

Oggi, grazie a una fitta rete di controllo  che avviene grazie al web, ogni individuo può spiare il prossimo arrivando persino a “segnalarlo” e a tradirlo schierandosi di fatto col potere invisibile (come nei regimi). Tutti controllano tutti e di fatto si mantiene l’ordine anche grazie all’omologazione dei cittadini che non si rendono conto di essere solo le pedine di uno schema di controllo più grande di loro.

Opinion makers: manipolatori a pagamento

Normalmente si pensa che questo potere di manipolare le masse sia concentrato nelle mani della televisione, ma quest’immagine è giusta solo in parte: il primo passaggio della manipolazione di massa, infatti, avviene manipolando i manipolatori: ovvero “creando le élite” destinate a loro volta a diffondere un certo tipo di messaggio: artisti, scrittori, musicisti, star, opinion makers, studiosi e scienziati.

Alle volte questo processo è addirittura pagamento. E gli opinion makers diventano dei meri mercenari…

sorveglianza propaganda controllo tecnologicoChe non si tratti di mera speculazione lo conferma unarticolo pubblicato il 16 novembre scorso su «Il Sole 24 Ore» a firma di Nicola Borzi, che ha svelato la l’esistenza di molti conti bancari dei servizi segreti – l’Aisi in questo caso – dentro la Banca Popolare di Vicenza.

L’inchiesta svela anche l’obiettivo di questa liquidità dei servizi segreti: finanziare chi dà una mano all’attività dei servizi. Chi sono costoro?

Tra questi, leggiamo nell’articolo, «Ci sono giovani autori e registi di fortunatissimi programmi di infotainment di tv nazionali private, conduttori di trasmissioni di successo sulla radio pubblica, fumettisti vicini al mondo dei centri sociali».

Si conferma così l’attenzione dei servizi segreti verso soggetti che avrebbero il compito di “influenzare” l’opinione pubblica in cambio di una ricompensa monetaria… Una verità inconfessabile che ancora molti, troppi, si rifiutano di accettare.

 

Un articolo di Enrica Perucchietti

Ho’oponopono: la pratica per liberarsi dalle paure e ripulire i ricordi

Ho’oponopono: liberarsi dalle paure

Da dove provengono tutte le nostre paureLa paura di sbagliare, la paura del giudizio, la paura di essere inadeguati, la paura di non farcela, la paura… della paura?

Come possiamo scoprire il tesoro dentro noi stessi se abbiamo a che fare con sensi di colpa, cattivi sentimenti, invidie, pensieri, parole e atteggiamenti negativi?

Secondo Ho’oponopono tutti gli stati emotivi depotenzianti e le loro ripercussioni provengono da memorie, nostre, ancestrali o collettive che influenzano le nostre percezioni e creano ostacoli nella nostra vita.

Ho’oponoponoLe nostre menti condizionate da preconcetti e credenze, insieme al continuo chiacchiericcio con noi stessi, sono sempre accese.

Una statistica dice che una persona abbia circa 70.000 pensieri al giorno, 3000 pensieri all’ora, 50 al minuto. Che tradotto significa che facciamo un pensiero ogni secondo.

Non è una sorpresa se arriviamo quindi così stanchi a fine giornata! E la cosa ancora più stupefacente è che di questi 70.000 pensieri il 95% sono gli stessi di ieri, e del giorno prima, e di quello ancora prima. La mente è come un registratore che ascolta lo stesso disco ossessivo all’infinito.

Questo non sarebbe così terribile se non fosse per la statistica successiva: che per la persona media l’80% di questi pensieri abituali sono pensieri di preoccupazione.

Questo significa che ogni giorno la maggior parte delle persone ha più di 56.000 pensieri negativi.

Ho’oponopono: quando la verità viene distorta

La percezione delle vicende che accadono nella nostra vita viene distorta/deformata da memorie offuscanti proprio come un filtro che si interpone tra noi e la realtà.

L’intento di chi pratica Ho’oponopono è proprio quello di ripulire le memorie provenienti dalle indicazioni altrui che – attraverso educazione, società, religione, famiglia, TV, giornali, radio, internet, guru e maestri e da tutte quelle fonti di informazioni che quotidianamente riceviamo senza sosta da ogni parte – creano un archivio di memorie che offuscano la nostra percezione della realtà.

Per liberarsi da questa immondizia interiore (come la definisce il Dott. Hew Len) è necessaria la pulizia.

In sintesi la pratica di Ho’oponopono consiste in:

  • collegarsi interiormente con la parte Divina in noi momento per momento; solo la Divinità può farlo. Solo la Divinità può cancellare o correggere il nostro sistema di credenze fatto di ricordi e di forme di pensiero;
  • chiedere che il movimento e tutto ciò che contiene sia ripulito.

Praticando Ho’oponopono puliamo la nostra “scheda degli input”, al cui interno ci sono i nostri ricordi, i condizionamenti, l’educazione ricevuta, le abitudini, le consuetudini e tutte le memorie, sia nostre che dei nostri antenati, oltre a quelle di chi ci sta di fronte.Ho’oponopono

Una pratica di riconciliazione e perdono

Ho’oponopono, parola che significa correggere e mettere le cose al posto giusto, è una pratica di riconciliazione e di perdono – che ha origine dalla cultura hawaiiana – per risolvere i conflitti e per ritrovare l’armonia e la pace interiore.

Anticamente, presso le popolazioni polinesiane, Ho’oponopono veniva celebrato da un sacerdote (Kahuna) che aveva il compito di gestire il rituale di pacificazione, facendo da tramite fra il Divino e le persone coinvolte dal problema.

Nelle cerimonie tradizionali anche quando la controversia riguardava due sole persone, tutta la comunità era invitata a partecipare all’opera di purificazione e di perdono collettivo, che, oltre agli esseri coinvolti, comprendeva l’armonizzazione delle situazioni, delle cose, degli ambienti e dello spazio, coinvolgendo anche gli Spiriti della Natura e degli Antenati.

Questo passaggio è ancora fondamentale ed è spesso il più sottovalutato o addirittura ignorato da noi occidentali: la prima cosa da tenere presente, mentre impariamo a pulire noi stessi, è che tutto è vivo e tutto risuona con reciprocità. Ogni più piccola molecola del Creato è una creatura vivente che a suo modo interagisce con il Tutto e anche naturalmente con noi.

Secondo la cultura hawaiiana, l’errore di una persona (e tra gli errori mettiamoci la rabbia, la paura, il risentimento, la scorrettezza, il senso di colpa, ecc…) è la causa primaria di malattie anche fisiche, oltre che psicologiche e spirituali, per se stessi, per la famiglia e per l’intera comunità.

Ho’oponopono moderno: la pratica a portata di tutti

Ho’oponopono

Morrnah Nalamaku Simeona

Il lavoro di Morrnah Nalamaku Simeona, e successivamente quello del suo allievo il dr. Ihaleakala Hew Len, ha semplificato tutto il processo, facendo in modo che ciascuno di noi potesse contemporaneamente incarnare ogni ruolo, sia il Kahuna, che l’offeso, che il perdonante, e pulire direttamente in collegamento personale con la Fonte.

Questo “aggiornamento”ci fa comprendere che la pace può partire sempre e solo dalla decisione, dalla scelta e dall’azione del singolo, quindi da me. Ecco perché la mia pulizia non solo è importante, ma è fondamentale.

Al giorno d’oggi abbiamo necessità di strumenti semplici, a portata di mano cosicché la nostra responsabilità possa essere facilitata, completa e senza scuse. E grazie all’estrema semplificazione della pratica, il mantra benedetto Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie è diventato il veicolo più conosciuto al mondo di Ho’oponopono moderno.

Il Mantra Ho’oponopono

Come ha dimostrato il Dottor Masaru Emoto, sia le parole che i pensieri sono informazioni che hanno una vibrazione e una frequenza. Attraverso i suoi esperimenti è chiaro come informazioni diverse influenzino l’acqua in maniera differente.

Le parole del Mantra Ho’oponopono TI AMO, MI DISPIACE, PERDONAMI e GRAZIE hanno un altissimo potere vibrazionale che influenza ogni nostra molecola istantaneamente: infatti noi siamo composti quasi completamente di acqua. E quindi siamo praticamente dei diapason che risuonano e si conformano ad ogni pensiero dei famosi 70mila che entrano in noi ogni 24 ore.

Recitare il mantra Ho’oponopono significa chiedere al Divino in noi di ripulire tutte le memorie depotenzianti che abbiamo ereditato da più parti.

La pulizia non è un traguardo, ma un punto di partenza

Ho’oponopono non ha niente a che fare con il diventare migliori o più felici; è cancellare completamente tutto quello che crediamo essere vero, per ripartire da Zero, che è il livello del vuoto, ovvero il personale punto di contatto con la Sorgente divina.

Ho’oponoponoAttualmente si sente parlare sempre più spesso di co-creazione, una manifestazione energetica che deve essere necessariamente consapevoleadesso che sappiamo come funzionano le energie, abbiamo il dovere e la responsabilità al 100% di correggere quello che siamo e quello che emaniamo – spesso inconsapevolmente – per realizzare insieme, per noi e per le prossime generazioni, un mondo migliore.

Ho’oponopono vuole ricordarci che dobbiamo e vogliamo procedere avendo sempre presente che la pace comincia da te – e da chi se no?

Attraverso la pulizia con Ho’oponopono abbiamo una grande occasione per poter ricominciare a vivere una vita più viva, con amore, gratitudine, onore e correttezza su tutti i piani di esistenza.

Questo grande miracolo di simultaneità dipende solo dalle nostre azioni e dalla nostra intenzione attiva di ripulire… così dentro come fuori, perché la via è interconnessa.

«Abbandono le memorie, le credenze, le consuetudini, le abitudini e le paure. So che sono solo scorie stratificate nel mio DNA dalle mie percezioni erronee perché condizionate. Ora ho la comprensione del quadro completo, ora percepisco la mia sacra libertà e agisco perché questa sia chiara, evidente e manifesta su tutti i piani della mia esistenza. Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie».

 

Un articolo di SaYa

 

Satana, Lucifero, Belzebù, Belfagòr: chi o cosa sono i diavoli della Bibbia?

i diavoli della Bibbia

Satana, non è una persona ma indica una funzione

Il nome di Satana è presente 18 volte nell’Antico Testamento e dobbiamo subito premettere che la maggior parte di ciò che si crede o si pensa di sapere su di lui non proviene da questo libro.

L’immagine comune che lo rappresenta come un demone dalla coda biforcuta, con le corna e il corpo di una capra dalla vita in giù, deriva dall’identificazione iconografica con il dio greco Pan, che però costituisce una delle tante invenzioni assolutamente fantasiose e prive di qualsiasi fondamento.

In ebraico il termine “Satana”, sQv [satàn], significa “avversario” ed è un vocabolo con il quale si definisce una funzione precisa: quella dell’antagonista, così come il termine [malàkh] “angelo” identifica semplicemente la funzione del messaggero.

Satan” (avversario o accusatore) è un concetto usato sia per gli uomini che per i malakim (angeli)

Il fatto stesso che sia spesso preceduto dall’articolo documenta oltre ogni dubbio che non si tratta di un nome proprio attribuito a un individuo, materiale o spirituale che sia: indica quindi uno status o un compito.

Tra l’altro, non è un compito svolto in esclusiva da un presunto “angelo” (malakim), ma, come vediamo nei passi qui riportati (solo alcuni), il termine sQv [satàn] indica più volte un’attività svolta da uomini, intesi sia singolarmente che in gruppo (vedi anche 1Re 11,23; in 2Sam 19,23 etc).

1) Nel capitolo 29 del Primo libro di Samuele: gli Elohim non vogliono avere [Davide] – e il suo esercito – come sQv [satàn], “avversario”.

2)In 1Re 11,14 si narra di un Idumeo di nome Adàd che,dopo la morte di Davide, si pone come avversario [satàn] di Salomone. Anche qui l’avversario è indubitabilmente un uomo. 

i diavoli della BibbiaLo stesso concetto di “avversario” o “accusatore” viene mantenuto nel momento in cui il termine è correlato ai [malakhìm], gli “angeli”.

Gli esempi sono innumerevoli e vi rimando alla lettura del testo biblico (Zaccaria 3,1-2, Gb 1,6;2,1;2,6-7, salmo 109,6; In 1Cr 21, Nm 21 e segg, Nm 22,22-32)

Ci limitiamo a rimarcare che:

  • la figura di Satana non esiste come singolo attore che agisce con la sua personale individualità, ma rappresenta una posizione, una funzione  che può essere svolta sia da uomini che da [malakhìm],
    non è sempre e necessariamente un antagonista di “Dio”;
  • è spesso un esecutore fedele perché compie esattamente ciò che “Dio” vuole; non può quindi essere identificato in modo inequivocabile come il capo di schiere ribelli.

Ad esempio, in Gb 1,6;2,1;2,6-7 il termine sQv si trova sempre preceduto dall’articolo sQvH [satàn-ha] per indicare che non si tratta di un nome proprio, ma di una precisa funzione (nello specifico “il figlio dell’elohim” si comporta con Giobbe da nemico e lo fa al fine di dimostrare che la devozione di Giobbe per Yahweh è motivata esclusivamente dalle fortune materiali di cui l’Elohìm gli consente di godere)

Notiamo un ulteriore aspetto: questo individuo (figlio dell’elohim) sta svolgendo un compito sgradevole e certo non benevolo, ma in ogni caso autorizzato – o in un certo qual modo addirittura sollecitato – da Yahwèh. Non agisce dunque come principe di una schiera di demoni ribelli, non è lui stesso un ribelle, ma una sorta di incaricato ufficiale che sta agendo in pieno accordo con il suo “capo”, Yahwèh, che gli dice di procedere liberamente ponendo però attenzione a non ucciderlo (2,6).

Lucifero, portatore di luce (= corpo splendente)

La tradizione religiosa ha di fatto realizzato una fusione tra Satana e un’altra figura angelica conosciuta con il nome di Lucifero. Questo termine significa “Portatore di luce” e deriva dal latino lucifer (composto da lux, “luce”, e ferre, “portare”) e dal greco phosphoros (phos, “luce”, epherein, “portare”); il termine è usato per identificare un non meglio definito “corpo celeste splendente”, o eventualmente “astro del mattino” (ossia il pianeta Venere, che compare all’alba anticipando così la luce del giorno).

Secondo le tradizioni giudaico-cristiane, con questo termine s’intende invece un essere incorporeo e luminoso di natura eminentemente maligna, spesso indicato come il capo dei demoni, il signore degli inferi in cui giacciono i dannati: secondo questa tradizione Lucifero era un angelo, appunto, “portatore di luce”, e dopo la sua cacciata dal cielo da parte di “Dio” sarebbe divenuto il Satana, cioè “l’avversario” per eccellenza.

i diavoli della Bibbia

The fallen angel – Alexandre Cabanel

Ma come sono giunti a questa interpretazione?

Quest’identificazione deriva da una “particolarissima” interpretazione di un passo di Isaia, e, in sostanza, i Padri della Chiesa, stabilirono l’identità fra il Lucifero “astro del mattino” di Isaia e il Satana “avversario” di Giobbe e dei Vangeli, operando una saldatura che è entrata nella tradizione religiosa e popolare.

La tradizione patristica ha trovato il suo apice in Tommaso d’Aquino, che ha non solo avallato l’identificazione di Lucifero con Satana, ma anzi ha mirato a documentare che è proprio a partire da tale identificazione che si può cogliere l’origine del cosiddetto “mysterium iniquitatis”, la questione sempre insoluta dell’esistenza del male e dell’ingiustizia nel mondo.

In questa sede non è possibile approfondire il passo di Isaia, ma per questo vi rimando alla lettura del capitolo su Lucifero nel mio libro Il Dio alieno della Bibbia. Nel libro approfondisco anche il Lucifero di Ezechiele un altro brano anticotestamentario che, con una forzatura assolutamente inaccettabile, si vuole spesso ricondurre a Lucifero/Satana (Ezechiele 28, 1 e seg).

Per la gnosi, Lucifero è “il bene”

La dottrina cristiano-cattolica non è stata la sola a operare questo stravolgimento, anche la gnosi a essa contemporanea ha ceduto alla tentazione di utilizzare la figura di Lucifero.

Lo ha fatto però capovolgendone la valenza e reinterpretandola in chiave salvifica: l’ha spogliata delle connotazioni negative e le ha attribuito una funzione liberatrice nei confronti del demiurgo (l’artefice dell’universo).

Secondo questa ipotesi, il serpente/Lucifero descritto nella Genesi sarebbe colui che ha spinto l’uomo ad acquisire la conoscenza del Bene e del Male e a emanciparsi fino a rendersi simile a “Dio”.

Cattolicesimo, gnosi, parti del giudaismo che si rifanno al Secondo Libro di Enoch, ecc.: sul capitolo 14 di Isaia si è sviluppata una congerie di interpretazioni ed elaborazioni teologiche di notevole spessore e anche di grande influenza sulle coscienze delle persone di fede.

I contrasti insanabili tra le valenze positive e negative attribuite alla stessa figura evidenziano ancora una volta i rischi che si corrono quando si abbandona la letteralità del testo e si procede guidati da finalità ideologiche e dottrinali.

Abbiamo appurato che il termine [satàn] non indica neppure un individuo specifico bensì una funzione, un incarico, un compito che può essere svolto sia dagli uomini che dai messaggeri degli Elohìm: non è un’entità spirituale da temere o alla quale potersi rivolgere per evocare non meglio identificate forze

Abbiamo poi documentato come il Lucifero di Isaia non abbia nulla a che vedere con il [satàn] biblico, pertanto non possiamo non chiudere con l’amara considerazione che il satanismo, con tutte le nefaste e drammatiche conseguenze che hanno accompagnato le sue manifestazioni anche più criminose, nasce da dottrine artificiose e in esse trova la sua tristissima e nefanda giustificazione “spirituale”.

Concludendo… da quanto si ricava dalle traduzioni non condizionate dal pensiero teologico, si comprende che la Bibbia stessa è molto lontana dall’iconografia tradizionale che vuole vedere in Satana/Lucifero il principe dei demoni, l’avversario per eccellenza e il signore degli inferi in cui i dannati patiscono le pene eterne.

Belfagor e Belzebù: i rivali dell’elohim Yahweh diventano diavoli

Se alcuni di voi lettori sono venuti alle mie conferenze spiego e documento come la teologia abbia inventato le figure dei diavoli partendo dai nomi che la Bibbia attribuisce agli elohim/baal avversari di Yahweh:

Yahweh aveva dei nemici, altri Elohim, e dai suoi nemici, che erano individui in carne ed ossa come lui, sono stati inventati i demoni… Yahweh è stato invece fatto diventare dio e i suoi nemici i demoni Belfagòr e Belzebù.

  • dall’elohim Baalpeor hanno inventato Belfagor;
  • dall’elohim Baalzevuv hanno inventato Belzebù.

Ecco il testo prodotto dal rabbino capo della comunità di Rolma, rav Riccardo di Segni[1]:

i diavoli della Bibbia«L’ironia, lo scherno, la satira, le accuse pesanti nei confronti di altre religioni sono presenti nella Bibbia e continuano in tutta la storia.
Si pensi che un rito fondante l’identità e la religione ebraica, come Pesach, il sacrificio pasquale, nasce come opposizione alla sensibilità e alla religione egiziana.
Quando il Faraone aveva proposto a Mosè di fare i sacrifici in Egitto, Mosè gli aveva detto che se gli ebrei avessero sacrificato animali venerati dagli egiziani avrebbero rischiato la lapidazione da parte di gente offesa.
Ma il giorno prima della piaga dei primogeniti e dell’uscita dall’Egitto il sacrificio viene fatto, pubblicamente e per ordine divino.
Niente di “politically correct”; al contrario la dimostrazione della sconfitta di un sistema.
In tempi biblici si ironizzava sui nomi degli dei, Ba’al (Il signore) diventava Bòshet (la vergogna); Ba’al Zevùl (Il signore del luogo sacro) diventava Ba’al Zevùv (il signore della mosca).
Su questa linea partono i primi cristiani che trasformarono Ba’al Zevùv da divinità a principe dei diavoli: Belzebù».

Yahweh aveva mandato un flagello che aveva ucciso 24.000 persone. Questo “perché i suoi avevano iniziato ad avere rapporti con donne moabite – discendenti dirette di Lot, nipote di Abramo – e a offrire sacrifici all’Elohim dei moabiti, una divinità di nome Kamosh, conosciuto anche come Bahal-Peor (“signore del monte Peor”, un’altura di Moab): una divinità di origine cananea associata alla licensiosità delle pratiche sessuali.

Per inciso, il nome di questa divinità, traslitterato in greco con il nome di Belfegor, è derivato il nome di uno dei tanti principi della demonologia cristiana inventati dalla teologia: Belfagor.

Così come da Baal-zavuv (probabilmente “Signore delle mosche”) è stato fatto derivare l’altrettanto fantasioso Bezebù.

 

Un articolo di Mauro Biglino

 

 

 

 

 

Note:

[1] SHALOM – n.2 pag.22 Febbraio 2015]

 

 

 

 

Marcello Pamio: la commercializzazione della malattia

commercializzazione della malattia

Ivan Illich: la classe medica è «una grave minaccia per la salute»

commercializzazione della malattia

Ivan Illich

Quando nel 1886 Lev Tolstoj pubblicò per la prima volta il racconto La morte di Ivan Il’ič, nel quale affronta i temi della morte e della medicalizzazione della vita, non poteva sapere che molti anni dopo un altro Ivan Illich (1926-2002) avrebbe cercato di metterci in guardia dall’espropriazione della salute perpetrata dalla classe medica.

Illich, grande filosofo e pedagogista austriaco, nel suo libro Nemesi medica (1976), descrive tale espropriazione come diretta conseguenza dell’operare di una classe medica «diventata una grave minaccia per la salute».

Medicalizzare l’esistenza significa trasformare qualcosa che normalmente fa parte della natura umana in un processo passibile di trattamento medico.

Illich sapeva in anticipo che la medicalizzazione della salute, vale a dire l’assunzione totale della vita sotto l’egida della medicina scientifica, poteva contribuire da una parte a prevenire qualche male, producendone però uno di portata epocale: una percezione totale di precarietà fisica.

Viviamo in un infondato terrore della malattia?

La conferma della fondatezza dell’ipotesi di Illich è sotto gli occhi di tutti: persone che vivono in un perenne stato di preoccupazione e malessere inerenti alla salute, nonostante la società medica più progredita della storia.

Neppure la mente fervida e futuristica di Illich poteva però prevedere quello che l’industria farmaceutica sarebbe riuscita a realizzare: trasformare centinaia di milioni di persone oggettivamente sane in malati da drogare. Possiamo così concordare con quanto detto da Allen Frances, medico e psichiatra:

«Il modello di business dell’industria farmaceutica è basato proprio sull’allargamento della sfera delle malattie: il marketing creativo serve ad ampliare il bacino di clienti, convincendo chi è probabilmente sano a ritenersi almeno moderatamente malato».

La dott.ssa Marcia Angell, invece, nel documentario Inventori di malattie riguardo a tale strategia ha detto:

«Il mercato più grande per i farmaci è la gente sana. […] L’obiettivo delle lobbies è ovviamente vendere il maggior numero di farmaci a gente sana o con piccolissimi e insignificanti disturbi. Per fare questo le aziende vendono più la malattia che il farmaco. Se riescono a convincere le persone sane che queste hanno una malattia che va curata, allora riescono a creare un blockbuster, cioè un farmaco che vale 1 miliardo di dollari di prescrizioni».

Cos’è la commercializzazione della malattia?

La commercializzazione della malattia è l’arte raffinata di vendere malanni, un modo efficace per spacciare farmaci ed esami che portano a profitti enormi.

Tale commercializzazione richiede una regia ben precisa, degli attori principali, secondari e molte comparse: le aziende farmaceutiche (registi e produttori) devono per forza di cose coinvolgere i medici (attori protagonisti) per prescrivere le ricette, devono coinvolgere i ricercatori (attori non protagonisti) che inventano veri e propri nuovi disturbi, i gruppi di pazienti e/o famigliari di malati (comparse) che richiedono a gran voce un supplemento di terapia, e infine i pazienti veri e propri che richiedono tali farmaci perché convinti di essere malati (spettatori incoscienti).

commercializzazione della malattiaNel mio libro La Fabbrica dei Malati (2022), mi sono posto l’obiettivo di svelare la trama e la sceneggiatura di questo “documentario”, visto e vissuto ogni anno da centinaia di milioni di persone…

Soltanto se si conosce esattamente come lavora il Sistema si è in grado di difendersi. Le persone prive di una corretta e completa informazione finiranno tutte stritolate dalla macchina infernale del marketing farmaceutico. È solo questione di tempo…

Nel citato documentario Inventori di malattie si racconta inoltre che «oggi che le leggi della finanza e del profitto hanno invaso ogni ambito della vita umana, anche la salute – bene primario per eccellenza – è divenuta luogo di grandi poteri e di enormi affari. Il malato oggi non è più uomo, ma consumatore. È un grande business».

Questo è un fenomeno che ha un nome preciso: Disease mongering, ovvero la commercializzazione delle malattie.

Il Disease mongering riguarda la definizione di malattia, e portato agli estremi si traduce nella creazione di nuove malattie. In pratica consiste nel prendere delle normalissime sensazioni ed esperienze delle persone e definirle malattie.

 

Un articolo di Marcello Pamio

Tarocchi di Marsiglia: scoprire l’inconscio con gli Arcani maggiori

tarocchi

Tarocchi di marsiglia, immagini simboliche

«Non posso dirti se incontrerai un uomo, ma posso dirti perché non lo incontri». Alejandro Jodorowsky

I tarocchi sono un libro fatto di immagini simboliche con diversi significati.

A seconda della domanda che viene posta o della situazione in cui si trova il consultante emerge un significato anziché un altro.

Se la domanda ad esempio è su una scelta: “È meglio scegliere quel lavoro o quell’altro?”, i tarocchi descrivono come si sentirebbe il consultante se optasse per uno o per l’altro.

Non è quindi “leggere il futuro” ma è piuttosto una “porta” che permette una visione, un entrare dentro di sé…

La scelta, un esempio pratico con i tarocchi

tarocchiAd esempio chiedo ai tarocchi di Marsiglia: “È meglio per me lavorare come dipendente in un ufficio o fare l’imprenditore e avere un lavoro dinamico?”

Supponiamo che escano:

• per la prima opzione l’Appeso e il Sole.
• e per la seconda opzione il Carro e l’Imperatore.

Sono due visioni in cui le carte fanno vedere che un lavoro da dipendente (l’Appeso dipende da qualcuno in senso positivo o negativo) può portare al successo, mentre la seconda visione mi dice che non sono fatto per un lavoro (l’Imperatore) imprenditoriale (Il Carro). Viceversa, se fosse uscito il Sole e l’Appeso, la visione mi avrebbe mostrato che il successo è impedito se dipendo da qualcuno, e se fosse uscito l’Imperatore e il Carro avrebbe significato che il mio lavoro vola se tiro fuori la mia intraprendenza (tipica del carattere del Carro).

Futuro e destino

«Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino». C.G. Jung

Questo non significa leggere il futuro ma interpretare il nostro destino, ovvero quella che è la nostra natura che non possiamo forzare, ma solo accettare e migliorare.

Si può cambiare il proprio destino o natura? La risposta è sì!

Anche il modo in cui si pone la domanda è fondamentale. Chiedere “cosa devo fare?” non è una domanda precisa, perché…

  • Cosa devi fare per chi?
  • Per quale parte di te?
  • L’anima? La convenienza economica? Per il piacere, per paura, per sensi di colpa?

tarocchiPotresti dire ovviamente: “Per la mia felicità o la mia realizzazione!”, e già questo indicherebbe una direzione più precisa.

Chiedere cosa mi dà e cosa mi toglie – qualcosa o qualcuno – sarebbe la domanda più corretta, perché molti non sanno cosa siano la felicità o la realizzazione – e tante volte nemmeno le vogliono.

Chiedere ai Tarocchi “chi è il partner che mi dà di più?” è più corretto che chiedere “quale dei due partner devo scegliere?”. Questo perché potresti trovare un partner bello e affascinante che ti prende molto, ma che potrebbe poi rivelarsi un egoista narcisista che vampirizza chi gli sta accanto; e viceversa, potresti trovare un partner che apparentemente ti risulta antipatico, ma che ti arricchisce e ti fa evolvere.

La scelta della persona sbagliata dipende dalla persona che sei: se sei una persona abituata a soffrire, a fare la schiava, naturalmente ti innamorerai del narcisista.

E quindi, se il tarologo estraesse due carte per il narcisista, potrebbero uscire il Carro e il Bagatto, mentre per il partner migliore potrebbero uscire, per esempio, il Sole e il Mondo.

Libero arbitrio

I tarocchi fotografano visioni, scenari probabili esistenti in un multiuniverso (multiverso?) in cui ogni cosa potrebbe accadere simultaneamente, e in questo contesto noi “scegliamo” (o pensiamo di scegliere).

Anche qui la scelta o il libero arbitrio non è un’eredità scontata, ma una conquista. Gli animali non possono scegliere, ma sono obbligati ad agire dai loro bisogni, come noi.

Invece il libero arbitrio, la scelta, la conquistiamo giorno per giorno: quanto più evolviamo da animali a umani, e poi verso l’angelico, tanto più siamo padroni di noi stessi e liberi.

Liberi di fare cosa?

Di esprimere la nostra natura spirituale.

In un consulto, i tarocchi fanno vedere le cose per come sono. Ma poi è molto difficile accettare quella visione, perché ci fa vedere i nostri limiti, ovvero la nostra ombra. E la nostra ombra è tale proprio perché rimossa, perché non la si vuole vedere.

I tarocchi – e in particolare il mazzo di Marsiglia proprio perché fedele alla tradizione – permettono di evolvere perché ci fanno vede chi siamo, quello che ci piace quello che non ci piace.

Basta solo avere il talento di saperli ascoltare e interpretare.

 

Un articolo di Domenico Lisi

Il sangue degli dèi: il misterioso sangue blu e il fattore RH

sangue degli dèi

Perché usiamo l’espressione “Sangue blu”?

L’espressione “sangue blu” ha acquisito nei secoli diversi significati.

In Sud America, per esempio, il nome di “sangue blu” è stato dato ai meticci nati dall’incrocio di indigeni ed europei (sangre azul).

E ancora: in Spagna l’antica nobiltà di origine germanica, discendente dai Visigoti (giunti tra il V e il VI secolo d.C.), era fiera di distinguersi nei tratti e nella carnagione (pallida, albina) rispetto alla plebe di pelle più scura…

Il famoso poeta francese Lamartine (1790-1869) ha usato questo termine in relazione “sangue rosso” dei Franchi e “sangue blu” dei tedeschi … semplicemente come metafora per distinguere il temperamento flemmatico tedesco, rispetto al temperamento eccessivo dei francesi.

E poi c’è l’espressione: “avere sangue blu”, che implica essere di nobile origine, da una linea alta; è una caratteristica spesso attribuita a famiglie reali, nobili o regnanti: è un modo di dire sopravvissuto nei secoli, considerato simbolico…

Il sangue delle stirpi nobiliari

Ancora oggi, quindi, non è chiara l’origine dell’espressione “sangue blu” e del perché le stirpi nobiliari fossero così chiamate… Ma si sono formulate diverse ipotesi e queste sono quelle maggiormente citate:

  • metallo nel sangue. A questo modo di dire viene spesso addotta come spiegazione l’argiria, una malattia del sangue che affligge chi assume nitrati di argento in grande quantità. A questo proposito si pensa che i regnanti contraessero l’argiria usando le posate d’argento per cibarsi;
  • l’assenza di sole. Un’altra ipotesi fa riferimento al fatto che i nobili fossero soliti rimanere all’interno dei loro possedimenti, senza esporsi al sole (a differenza delle classi meno abbienti): la loro carnagione quindi era talmente chiara da lasciare intravedere le vene, di colore bluastro;
  • l’emofilia. La terza teoria riconduce ad una patologia, l’emofilia: si tratta di una malattia ereditaria molto diffusa tra la nobiltà europea dei secoli scorsi, aggravata ulteriormente dai frequenti incroci tra consanguinei; l’emofilia determina un difetto nella coagulazione del sangue, favorendo emorragie, provocando lividi e gonfiori bluastri.

Blu: il colore del sangue degli dèi

Questo colore blu caratterizza, nel caso di molte religioni nel mondo, quasi tutte rappresentazioni di divinità. Uno degli esempi più flagranti è ovviamente il pantheon egizio che abbraccia molte dinastie, dove possiamo vedere che tutti gli dei sono rappresentati in blu! I loro corpi, i loro volti, sono sempre blu. Mentre l’intera popolazione, i nobili e lo stesso Faraone, sono rappresentati con il loro tipico colore del bronzo africano.

In America Centrale, lo studio di alcuni Codici Maya – i pochi che sono sfuggiti ai roghi dei missionari e che mantennero i loro colori originali (Codice di Dresda, di Madrid, di Parigi, Codex Groslier …) – ci permette di notare, ancora una volta, lo stesso fenomeno.

In India, il “Bhagavad-Gîtâ” e le sue strisce ci offrono illustrazioni policrome di storia mitica in cui gli dei sono in competizione tra loro per acquisire più potere… E in questa grande epopea, gli dei e le dee sono ancora una volta rappresentati di colore blu.

Allo stesso modo, i testi tibetani illustrati, come il “berillo blu” del lama Sang-Y Gyamtso (1653-1705) i cui dipinti sono copie esatte degli originali del 13° secolo, rappresentano entità divine in un colore blu scuro…

Non dimentichiamo anche i famosi “thangka”, i meravigliosi dipinti e i “Mandala” che rappresentano cosmologie complete.
Anche in questo caso, vediamo Buddha di mondi diversi, compresi quelli del mondo degli dei rappresentati in blu scuro.

Questo rapido inventario di rappresentazioni di divinità in tutto il mondo fa effettivamente riflettere: come mai popolazioni così distanti da tra loro – nel tempo e nello spazio – hanno rappresentato in questo modo le loro divinità? È possibile ricondurlo a un motivo reale e visibile?

Alcuni autori che sostengono la teoria degli antichi astronauti ricollegano la colorazione blu degli dei ad un motivo legato all’atmosfera terrestre: potrebbe derivare da un cattivo adattamento alla nostra atmosfera troppo povera o diversa da quella del loro mondo di origine.

L’insolito aspetto di Noè nel Libro di Enoch

Un’altra curiosa particolarità emerge dalla lettura del Libro di Enoch, un antico testo apocrifo attribuito al patriarca Enoch, in cui emerge che  il padre di Noè, dopo essersi stupito per l’insolito aspetto del figlio neonato (i cui connotati rimandano al fenotipo albino), lo riconosce subito come figlio degli Elohim.

Gli Elohim amavano vivere in luoghi alti, spesso sulle cime di monti: perché? Possibile che fosse una necessità?

Esiste una condizione chiamata “ipossia” che indica la carenza di ossigeno nell’organismo. Quando nel sangue c’è poco ossigeno, il sangue appare di colore più scuro. E se gli Elohim avessero avuto una pelle molto chiara, un fenotipo albino, e problemi di ossigenazione del sangue… il loro sangue sarebbe apparso, appunto, “blu”.

I sangue misto, i semidei figli degli elohim

“I racconti sumeri parlano dei svariati accoppiamenti che ebbe il principe Enki – figlio del sovrano del pianeta Nibiru nonché uno dei primi quattro Anunnaki che giunsero sulla terra – con le terrestri che lui stesso generò con l’aiuto della propria sorellastra Ninmah, mischiando il propri sangue con quello di un ominide presente in Africa…

I testi parlano delle differenze in fatto di colore dell’epidermide di questi mezzosangue rispetto a quella di Enki. Ma come facciamo a sapere di che colore fosse la pelle di Enki? A questo proposito ci vengono in aiuto le rappresentazioni egizie di Ptah, che, come Zechariah Sitchin ha dimostrato, altri non era che Enki stesso.1

Egizi, Neteru e sangue blu

Ptah/Enki

Gli elenchi dei re egizi indicano che prima dei faraoni umani regnavano i Neteru, e vi sono riportati tutti i nomi, senza differenziarli da quelli dei re “umani”; questi ultimi si trovavano al potere solo in virtù di una discendenza di sangue per metà Neter (= elohim, theoi), che li elevava rispetto agli altri esseri umani. Tale particolare è riportato anche nelle tavolette mesopotamiche, e fa subito venire mente il curioso modo di dire secondo cui i regnanti dovevano essere “di sangue blu”.

Ptah, il creatore del genere umano, il grande scienziato, viene rappresentato con la pelle blu. E, a differenza di Osiride, non si può obiettare che stesse ad indicare il fatto che fosse morto.
Come sappiamo, infatti, gli egizi rappresentavano sempre i deceduti con la barba ricurva, mentre Ptah aveva la barba diritta.

Ma il promiscuo Ptah/Enki era solito dissipare il proprio reale corredo genetico generando innumerevoli discendenti al di fuori del proprio matrimonio con la  dea Ninki, e probabilmente per questo motivo non vediamo spesso uomini blu girare per la strada.

Infatti, questo gene non solo esiste, ma ogni tanto rispunta ancora fuori. E si chiama “met-H”, abbreviativo di Methemoglobinemia, ed è una condizione genetica caratterizzata da maggiori quantità di emoglobina in cui l’eme di ferro è ossidato al modulo ferrico (Fe3 +). Nulla a che vedere con l’argento, dunque. La Metaemoglobina è inutile come vettore di ossigeno e perciò provoca un grado variabile di cianosi. Risultando nel colore blu della pelle.2

Gli elohim si unirono con le femmine adam

Anche la Bibbia racconta di questi accoppiamenti.

Gli Elohim “si unirono” con le femmine Adam (Gen 6) e quelle unioni sessuali hanno dato origine a un gruppo particolare, quello dei ghibborim, cioè i sangue misto che, non a caso, erano definiti “uomini potenti”: ricordiamo che, nella storia dell’umanità, i fondatori delle grandi civiltà erano sempre definiti semidei, cioè figli di un umano e di un appartenente alla genia di quelli venuti dall’alto: da Gilgamesh a Enea, dai primi governanti in Egitto alla dinastia giapponese, ecc.
Ognuno potrà trovare esempi numerosissimi.

Il fattore RH negativo

Un altro elemento legato al sangue che non abbiamo approfondito in questa sede è il fattore RH.

La nostra specie, in particolare, è l’unica a presentare (seppur in una minoranza di individui) il fattore RH negativo, ossia a manifestare l’assenza di una particolare proteina (un antigene) sulla superficie dei globuli rossi. Complessivamente, circa il 16% degli esseri umani ha RH negativo.

In Natura, nessun altro essere vivente, nessun mammifero presenta un fattore Rhesus negativo con caratteristiche del genere. È il sangue più antico al mondo ed è solo attribuibile alla nostra specie. Da dove proviene questa mutazione?

Alcune prove suggeriscono che il fattore RH negativo sia apparso sul pianeta circa 35.000 anni fa, all’interno di alcune aree geografiche molto circoscritte, al punto da sembrare collegato con alcuni particolari gruppi sociali e tribù. Le aree in cui  la sua presenza fu maggiormente riscontrata sono la Spagna settentrionale, la Francia meridionale e i luoghi in cui albergava l’etnia basca.
Un’altra etnia con alta concentrazione del fattore RH- è quella ebraica dell’Est.

Potrebbe essere essere l’elemento chiave per identificare il sangue degli Elohim?

La Chiesa cattolica ammetterà l’esistenza degli alieni?

Chiesa cattolica alieni

Invasione aliena… in Tv

Nell’ultimo decennio si nota una sempre maggiore attenzione agli argomenti che fanno riferimento al fenomeno Ufo e Alieni – dalla televisione alla carta stampata, riviste specializzate, fino alle radio ed internet – e a un possibilismo sempre più concreto che esista una vita Extraterrestre.

programmi televisivi che parlano di Ufo, Extraterrestri, di Abduction, Antichi Astronauti ecc. sono più che raddoppiati. Sulla Rai e Mediaset, trasmissioni di confine come Voyager e Mistero hanno più volte trattato la tematica da vari punti di vista. Su altri canali televisivi come History Chanel o Focus, vediamo programmi come “Alieni: Nuove Rivelazioni”, “A caccia di Ufo”, “Nasa – X Files”, “Enigmi Alieni” che si rinnovano annualmente con serie aggiornate… Mentre nuovi programmi sul tema sono già pronti per entrare nei palinsesti.

La qualità di queste trasmissioni non sempre è di buon livello, dovuto al modo a volte superficiale e sensazionalistico con cui gli argomenti sono affrontati. Anche se, non ci dimentichiamo, che si tratta sempre di trasmissioni televisive. Cioè d’intrattenimento. E per far crescere l’audience, un po’ si sensazionalismo fa parte del gioco.

Sta di fatto che di Ufo e Alieni se ne parla sempre di più.

Chiesa cattolica alieniE, spesso tra i conduttori o tra gli ospiti, ci sono sempre più personalità di rilievo, del mondo anche politico/istituzionale. Come per esempio Nick Pope, che ha lavorato per il Ministero della Difesa inglese dal 1985 al 2006, occupandosi anche di indagini sulla realtà Ufo.

Inoltre, diversi Tg nazionali – specialmente di emittenti private, come Studio Aperto e Tg 5 – dedicano sempre più spazio a presunti avvistamenti  Ufo sia in Italia che nel mondo e ad altri fenomeni annessi, come contatti con extraterrestri, rapimenti alieni, cerchi nel grano e così via… per non parlare di numerose emittenti radiofoniche pubbliche e private, nazionali e regionali, che dedicano sempre più spazio a queste tematiche, intervistando esperti o protagonisti di avvistamenti e contatti. Come è capitato anche a me.

A rafforzare questa crescita mediatica hanno influito anche più recenti esternazioni e dichiarazioni di autorevoli personaggi pubblici del mondo militare, scientifico, politico e religioso, da ogni angolo del pianeta.

Testimonianze sugli alieni dal mondo cattolico

Molte di queste testimonianze, insieme a immagini e altri fatti poco noti che hanno voluto tenere nascosti, li ho raccolti e descritti nel mio libro: Cosa Nascondono i nostri Governi?

Voglio soffermarmi in questo articolo su alcune esternazioni che ci sono state recentemente nel mondo della Chiesa Cattolica. Molto vicine l’una dall’altra.

Mi hanno colpito in particolare quelle di: Padre Marco Ardu, Monsignor Gianfranco Basti, Padre Gabriel Funes, e Padre Guy Consolomagno.

Nel Gennaio 2016 molto esplicita è stata l’ammissione di Padre Marco Ardu, che asserì che gli extraterrestri esistono e la Chiesa lo sa. Egli spiega nel suo libro La Stella Cometa, come sia giunto alla conclusione che la stella cometa sia un Ufo.

Nel suo libro, la questione sull’esistenza degli Extraterrestri è fondamentale: «Non ho mai letto che solo l’uomo è formato di anima e corpo. Non mi sembra impossibile che esistano esseri non terrestri, se non uguali, almeno simili all’uomo».

Secondo il frate, anche ai “Re Magi” apparve una Luce, che probabilmente era il frutto di una tecnologia avanzatissima, che chiamarono Stella.

Padre Ardu dimostra inoltre come il legame tra Extraterrestri e Religione sia molto più forte di ciò che comunemente si creda.

Parliamo ora di un frate Francescano che percorse la Sardegna per 47 anni tra Cagliari e Sassari raccogliendo fondi per aiutare i confratelli in missione in tutto il mondo. Morto per un malore nel Novembre 2016 a Oristano. Nel marzo 2014 monsignor Gianfranco Basti, teologo e professore della Filosofia della Natura e della Scienza presso la Pontificia Università Lateranense, che inoltre collaborò con l’Agenzia Spaziale Italiana, fece alcune dichiarazioni durante un’intervista a “Mistero TV”.

Fece un preambolo sul fatto che oltre alla via lattea ci sono miliardi di galassie, e che «tutto questo […] solo per noi… il Signore è liberissimo di farlo, e ne siamo anche felici».

In seguito ha ipotizzato che sarebbe plausibile ritenere che da altre parti dell’Universo ci siano Esseri intelligenti, e non ci sarebbero assolutamente problemi: “Non possiamo mettere limiti alla provvidenza divina” continua, asserendo che, guardando la cosa secondo il calcolo delle probabilità, ci sarebbero anche probabilità molto alte che sia così.

Affermazioni ancora più interessanti, quando, riferendosi ad alcuni passi Bibbia, come i primi capitoli della Genesi, quando si parla dei Giganti, sostenne: «da sempre è stato ipotizzato che potessero essere degli Esseri/Enti Extraterrestri, con cui l’uomo sia entrato in contatto nel primo periodo della sua Era, e dell’evoluzione sua e del Cosmo».

Ciò che mi ha colpito in questa dichiarazione è stata l’espressione da sempre. Quando, personalmente, non ho mai visto nè sentito dire in Chiesa durante la messa, o in privato, da qualunque prete, e in qualsiasi occasione, che i Giganti potessero essere degli Extraterrestri.

Anzi, se qualche volta ho sentito ipotizzare da alcuni preti in pubblico e all’interno di ambienti ecclesiastici che i Giganti descritti nella Bibbia potessero essere degli Extraterrestri, venivano quasi sempre derisi, contraddetti, e cercati di essere portati alla “ragione”.

Per cui ho trovato l’esternazione di monsignor Basti molto interessante, tenuto conto del contesto in cui l’ha detta: un’intervista per un programma pubblico della televisione. Sopratutto perché a quei livelli non si parla “a caso”, e perché il Monsignor Basti non è mai stato noto come uno che parla “fuori dalle righe”.

È quindi probabile che sue esternazioni, che citano il testo sacro che per antonomasia è considerato “ispirato da Dio”, facciano parte di un programma del Vaticano di un lento ma costante rilascio d’informazioni sull’esistenza degli Extraterrestri.

…extraterrestri, fratelli creati da Dio?

Molto rumore ha fatto nel 2008 anche la dichiarazione del padre gesuita Josè Grabriel Funes, che in quell’anno era direttore della “Specola Vaticana”, l’osservatorio astronomico e centro di ricerca scientifica del Vaticano.

Egli, in un’intervista all’Osservatore Romano, il quotidiano del Vaticano, ha dichiarato: «Così come esiste una molteplicità di creature sulla Terra, così potrebbero esserci altre esseri anche intelligenti, creati da Dio. Questo non contrasta con la nostra fede, perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio. Per dirla come San Francesco, se consideriamo le creature terrene come fratelli e sorella, perché non potremmo parlare anche di un fratello extraterrestre?».

Chiesa cattolica alieni

Baptism of Christ, Aert De Gelder, 1710

Un altro importante astronomo del Vaticano, si è più volte pronunciato favorevolmente sull’esistenza di civiltà extraterrestri nell’ultimo decennio. Mi riferisco a Padre Guy Consolomagno.

Astronomo e gesuita di fama internazionale, è stato onorato con il battesimo di un asteroide con il suo nome. Ha studiato e insegnato al MIT di Boston, è autore di diversi testi di divulgazione e dal 2015 è direttore della Specola Vaticana.

Egli ha affermato che «l’idea che ci siano altre razze e altre intelligenze non è contraria al pensiero tradizionale cristiano. Non c’è nulla nella Sacra Scrittura che possa confermare o contraddire la possibilità di vita intelligente altrove nell’universo».

Cita Tommaso d’Aquino, quando parla di “molteplici mondi“. Ha anche ammesso che sarebbe disposto a battezzare un Alieno. Ma, solo se glielo chiedesse.

Sull’argomento ha scritto un libro intitolato Vuoi battezzare un ET? [tit. orig. ““Would You Baptize an Extraterrestrial?”]. In questo saggio, scritto a quattro mani con Paul Müller, un altro astronomo della Specola, afferma che la notizia di forme di vita altrove prima o poi arriverà e “non sarà una grande scoperta” perché gli scienziati l’aspettano da anni «non possiamo pensare che Dio sia così limitato da aver creato esseri intelligenti solo sulla Terra».

Un altro importante gesuita si espose anni fa, con certezza e senza fronzoli, sull’esistenza degli Ufo e della loro natura extraterrestre. Si tratta di Padre Benito Reyna. Celebre astronomo e biologo, dottore in scienze e lettere, professore di fisica e matematica all’Università del Salvador a Buenos Aires, dirigente di Centri Scientifici e di tre Osservatori Astronomici (a Santa Fé ed i due di San Miguel). Egli dichiarò: “Gli UFO sono oggetti reali le cui strutture, velocità e traiettorie, sono state sia fotografate, sia registrate dai radar. Quelle navi di lontani pianeti sono state più volte inseguite dai nostri aerei militari. Da due degli Osservatori, molte volte ho seguito le evoluzioni degli UFO.

Quasi sempre essi seguivano dei “satelliti” o i missili in orbita, ma sempre ad una certa distanza, come per non disturbarli con il loro campo magnetico.

Quando i “satelliti” entrano nel cono d’ombra della Terra, essi spariscono; per contro, gli UFO rimangono luminosi e cambiano generalmente rotta, e questo a velocità fantastiche. Una notte, e senza dubbio per la prima volta al mondo, abbiamo seguito uno di essi al telescopio. Tutto ciò è assolutamente certo e controllato da tecnici.”

Egli testimoniò inoltre l’osservazione dall’Osservatorio di Adhara di un’astronave aliena che manovrava nello spazio, incrociando la traiettoria del satellite “Echo-2”.

Anche papa Francesco dice la sua

Come avete notato Padre Funes, Padre Consolomagno, e Padre Reyna sono gesuiti. Come gesuita è l’ultimo Papa in carica: Papa Francesco. Durante l’omelia del 12 maggio 2014, Papa Francesco ha fatto riferimento ai Marziani. Commentando un brano degli Atti degli apostoli, a un certo punto ha detto: «Se domani venisse una spedizione di marziani, per esempio, e alcuni di loro venissero da noi, ecco… marziani, no? Verdi, con quel naso lungo e le orecchie grandi, come vengono dipinti dai bambini […] E uno dicesse: “Ma, io voglio il battesimo!”. Cosa accadrebbe?».

Il riferimento ai Marziani e al Battesimo ha anticipato di pochi mesi, neanche a farlo apposta, l’uscita del libro di Padre Guy Consolomagno.

I gesuiti, dalla loro nascita, hanno formato nei secoli, attraverso scuole, centri culturali e formativi, buona parte delle Élite mondiali, in ogni settore della società civile e militare. Le scuole dei gesuiti hanno forgiato uomini politici, banchieri, industriali, scrittori, giornalisti.. Inoltre, hanno un patrimonio culturale unico al mondo, accumulato nel corso dei secoli, in ogni angolo della Terra, durante la loro continua e capillare attività di propaganda cattolica.

Ritornando agli Ufo, mi viene spontanea una domanda:

È possibile che la Chiesa Cattolica, attraverso i gesuiti, sarà la prima ad esporsi a livello mondiale, con un loro illustre membro, ufficializzando l’esistenza degli Alieni?

Sarà Papa Francesco?

Noi siamo qui, attenti e vigili, sulla prossima gestione del segreto più nascosto dell’umanità: “l’Esistenza di Civiltà Extraterrestri”.

 

Un articolo di Carlo di Litta

Il colore del cibo: qual è l’alimento migliore per te?

COLORI DEL CIBO

Il colore del cibo

Se siamo quello che mangiamo e se il cibo è colorato, dobbiamo fare attenzione a quali alimenti scegliamo.

L’alimentazione è da sempre fondamentale per il nostro benessere.

La scelta degli alimenti è molto soggettiva, sebbene gli alimenti a disposizione siano gli stessi per tutti. Ognuno di noi seleziona gli alimenti che ritiene migliori, oppure scarta quelli che danneggiano il proprio organismo.

Poiché gli alimenti sono colorati, lo studio sui colori può aiutare ogni individuo a scegliere gli alimenti migliori per sé.

Cerchiamo di comprendere quali sono le funzioni principali degli alimenti più diffusi, ossia quelli che presentano i colori primari: rosso, blu e verde (del sistema RGB).

Il rosso: protegge il cuore

Il colore rosso si collega al cuore. Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo disegnato un cuore e poi lo abbiamo colorato con il colore rosso.

Ebbene, gli alimenti rossi proteggono la salute del nostro cuore. Se vogliamo preservare il benessere del nostro cuore e ridurre le infiammazioni vascolari, scegliamo di mangiare più pomodori, peperoni, ciliegie, fragole, angurie, lamponi o cipolla rossa.

Attraverso questi alimenti introdurremo nel nostro organismo il colore rosso, che comporta degli effetti anche sul piano spirituale. Cerchiamo di capire quali.

Il rosso rappresenta archetipicamente la dimensione dello spirito, quindi di quella parte maschile della nostra psiche, quella che Jung chiamava animus.

Lo psicanalista distingueva La terapia del colore è sempre utile a ripristinare l’armonia psico-fisica. l’animus, inteso come lato maschile inconscio di una donna, dall’anima, intesa come lato femminile inconscio di un uomo. Per estensione, nell’antropologia esoterica si parla di spirito, riferendosi alla parte maschile della psiche, e di anima, riferendosi alla parte femminile della psiche.

Lo spirito si collega archetipicamente al colore rosso, mentre l’anima al colore blu.  Questo significa che in ogni individuo vi è una coscienza formata da almeno due parti, una spirituale e una animica (probabilmente vi è anche una terza, collegata al piano mentale e al colore verde).

Lo spirito, il maschile, il colore rosso, si collega all’elemento fuoco. Mentre l’anima, come vedremo meglio, si collega all’elemento aria, perché l’anima è per antonomasia il soffio vitale.

Quando ci nutriamo del colore rosso, integriamo pertanto il nostro lato maschile, focoso, spirituale. Questo significa che la nostra psiche fortifica il suo lato maschile e razionale.

Il blu: previene le infezioni

Il colore blu è un antiossidante e aiuta a prevenire le infezioni del tratto urinario.

Gli alimenti blu che troviamo in natura sono: mirtillo, alga marina, radicchio, orzo, uva spina. Dal punto di vista energetico-spirituale, il blu, come abbiamo visto sopra, si collega all’anima, ossia alla parte femminile della nostra psiche.

Questo significa che quando ci nutriamo di alimenti blu a livello energetico stiamo integrando nella nostra psiche il lato artistico e irrazionale, tipico del mondo femminile. Possiamo anche affermare che lo spirito, rosso, si collega al lobo sinistro del cervello, razionale e maschile, mentre l’anima, blu, si collega al lobo destro del cervello, irrazionale e femminile.

Integrare il colore del cibo blu significa alimentare la fantasia, l’irrazionalità e la sensibilità verso il mondo spirituale, verso il cielo. È il soffio dell’anima che ha donato la vita all’uomo, ed è sempre lo stesso soffio che ci conduce nel Regno dei Cieli.

Il verde: meno stress

Il colore verde aiuta a ridurre lo stress. Gli alimenti verdi che possiamo trovare sono: olio d’oliva, fave, asparagi, insalata, zucchina, piselli, rucola, , mela verde, avocado e broccoli. Questo colore dal punto di vista spirituale si ricollega al piano mentale, androgino, cioè maschile e femminile insieme.

Integrare questo colore significa riuscire a trovare un collegamento tra la parte maschile e quella femminile della propria psiche.

Esse non saranno in guerra tra di loro, ma, attraverso la mente, riescono a trovare la comunione pacifica. Una mente integrata sarà dunque una mente rilassata, ordinata ed efficiente. Una mente caotica, infatti, non potrà mai essere efficace né efficiente. È necessario operare sul piano mentale, magari nutrendosi anche di alimenti verdi, per creare quel rilassamento benefico, che tornerà utile sia allo spirito sia all’anima. Il verde inoltre è il colore della natura, quindi ci farà sentire più vicini alla nostra Madre Terra.

Attraverso il verde possiamo sentirci a casa.

In conclusione, nella nutrizione non bisogna sottovalutare gli effetti cromoterapici.

La terapia del colore è sempre utile a ripristinare l’armonia psico-fisica. Ricordiamo che i colori interagiscono con le emozioni umane, dunque finiscono nel nostro inconscio.

Ogni mattina, la nostra vita si presenta come una tela bianca: rovesciamo su di essa tutti i colori che vogliamo.

 

Un articolo di Ilaria Samya Di Donato